
Nata a Viareggio nel 1920, crebbe nel quartiere Marco Polo con i fratelli Antonio e Carlo e la sorella Elena. In tenera età fu colpita da poliomielite che le causò una menomazione alla gamba destra. Conseguito il diploma magistrale, trovò impiego in banca nel 1941, anno in cui perse il padre Eugenio nell’affondamento di una nave da guerra al largo della Sicilia.
Di fede antifascista, dopo l’otto settembre prese parte attiva alla Resistenza, nel gruppo che gravitava intorno al cognato Manfredo Bertini.
Su incarico del CLN, nello stesso mese si diresse verso le linee alleate, riuscendo ad attraversare il fronte a Montella d’Irpinia, dove si presentò ad un comando alleato, illustrando la missione che gli era stata affidata.
Dopo aver frequentato un corso di addestramento in varie località dell’Italia Meridionale, Vera, nel gennaio 1944, fu trasferita in Corsica, da cui raggiunse la costa maremmana in qualità di agente dell’Office of Strategic Service, a capo della missione radio “Rosa”.
Il 19 raggiunse finalmente Viareggio, ma non poté iniziare l’attività in quanto i piani di trasmissione erano andati perduti per l’imperizia del radiotelegrafista. La Vassalle si recò a Milano, dove, tramite un agente dell’OSS, riuscì a richiedere l’invio di un altro radiotelegrafista.
Infatti nel marzo del 1944 fu paracadutato sulle montagne della Lucchesia Mario Robello (“Santa”), che, messosi in contatto con Vera, permise l’operatività della missione.
Intanto a Viareggio era stata creata una rete informativa, di cui facevano parte , tra gli altri, Manfredo Bertini, Sergio Breschi, Carlo Vassalle, Gaetano De Stefanis, Francesco Malfatti, Bianca Dini, Stella Palmerini, le sorelle Anna e Maria Barsella.
“Radio Rosa” ebbe la prima sede alle Focette (Marina di Pietrasanta), poi si trasferì in una casa in località Cateratte, nella campagna di Capezzano Pianore. Successivamente la missione si spostò nella casa di Vincenzo Bonuccelli, presso il convento dei Frati a Camaiore, dove operò fino al 2 luglio, giorno in cui avvenne un’irruzione da parte dei tedeschi, su denuncia di una donna loro collaboratrice.
Così La Vassalle ricorda l’accaduto:” il comando tedesco inviò nella zona tutti i radiogoniometri, riuscendo ad individuare l’apparecchio radio nella stessa casa in cui era il “Santa”e a conoscere le ore di trasmissione. In quella mattina, alle ore 11 circa, mentre “Santa” era intento alla trasmissione, due vetture, da diversa direzione, si avvicinarono alla casa e ne scesero una decina di SS comandate da un maggiore, che circondarono la casa. “Santa” ebbe subito la percezione del pericolo e, dopo aver lanciato cinque bombe a mano con le quali colpì il maggiore e altri quattro tedeschi, si lanciò armato di mitra per le scale riuscendo ad uscire incolume dal portone e a raggiungere i campi. Di tale scena sono stata testimone oculare, trovandomi alla finestra di una casa vicina. I tedeschi credendo che un pensionato, che per caso si trovava nei pressi del portone, fosse un altro nostro agente, lo ucciso con una raffica di mitra ( si trattava di Ciro Del Vecchio). Operarono pure numerosi arresti tra cui quelli di una mia cugina, che ospitava “Santa” con la radio, a nome Emilia Bonuccelli, che fu sottoposta a lunghi interrogatori e, poi, con gli altri condotta a Bologna, dove fu in un secondo tempo rilasciata. Io, intanto, ero riuscita a fuggire, portando con me tutta la documentazione, inerente al servizio.
Riparai a Monsagrati, dove il giorno successivo ebbi notizia della salvezza di “Santa”. Ma, ricercata dai tedeschi, fu costretta ancora una volta a fuggire e a trovare rifugio presso la formazione “Marcello Marosi”, dove fui raggiunta da “Santa”.
Per la sua preziosa attività la Vassalle fu decorata di Medaglia d’Oro al Valor Militare con la seguente motivazione:” Ventiquattrenne, di eccezionali doti di mente, d’animo e di carattere, all’atto dell’armistizio, incurante di ogni pericolo, attraversava le linee tedesche e si presentava ad un comando alleato per essere impiegata contro il nemico. Seguito un breve corso d’istruzione presso un ufficio informazioni alleato, volontariamente si faceva sbarcare da un Mas italiano, in territorio occupato dai tedeschi. Con altro compagno R. T. portava con sé una radio e carte topografiche, organizzava e faceva funzionare un servizio dì collegamento fra tutti i gruppi di patrioti dislocati nell’ Appennino toscano, trasmettendo più di 300 messaggi, dando con precisione importanti informazioni di carattere militare. La sua intelligenza e coraggiosa attività rendeva possibile sessantacinque lanci da aerei a patrioti. Sorpresa dalle SS. tedesche mentre trasmetteva messaggi radio riusciva a fuggire portando con sé codici e documenti segreti e riprendeva la coraggiosa azione clandestina. Pochi giorni prima dell’arrivo degli alleati passava nuovamente le linee tedesche portando preziose notizie sul nemico e sui campi minati. Animata da elevati sentimenti, dimostrava in ogni circostanza spiccato sprezzo del pericolo. Degna rappresentante delle nobili virtù delle donne italiane. Italia occupata, settembre 1943 – luglio 1944”.
Nel dopoguerra, Vera, sposatasi con Mario Robello (“Santa”), anche lui decorato con la Medaglia d’argento al valor militare, si trasferì a Lavagna (Genova), dove svolse l’attività di insegnate elementare. E’ deceduta nel 1985.