
Nato a Viareggio (Lucca) nel 1878, iniziò la carriera militare nel 1893
come allievo dell’Accademia Navale. Nominato guardiamarina nel 1898,
nel 1905 fu promosso a tenente di vascello. Tra il 1911 e 1912 combatté
nella guerra italo-turca, poi nel primo conflitto mondiale sulle
corazzate “Conte di Cavour” e “Andrea Doria”. Promosso capitano di
corvetta nel 1916, si distinse in uno scontro navale nel settembre 1917
in Alto Adriatico, che gli valse la Medaglia di bronzo e la Croce di
guerra. Negli anni seguenti fece una brillante carriera ottenendo dal
1934 al 1939 le promozioni ad ammiraglio di divisione e di squadra, a
sottocapo di stato maggiore della Marina e la nomina a senatore del
Regno.
Dopo l’entrata in guerra dell’Italia, partecipò agli
scontri di Punta Stilo e di Capo Teulada, al comando della squadra
navale. Nel novembre del 1941, collocato in ausiliaria per raggiunti
limiti di età, fu nominato governatore delle Isole dell’Egeo e
comandante di tutte le forze armate operanti in quel settore. Dopo l’8
settembre 1943 guidò, in tale veste, la resistenza ai tedeschi fino alla
resa dell’Isola di Rodi l’11 settembre. Catturato, fu deportato
dapprima in Germania e in seguito consegnato dai tedeschi ai fascisti
di Salò insieme all’ammiraglio Luigi Mascherpa. Campioni e Mascherpa
furono processati e condannati a morte dal Tribunale speciale per la
difesa dello Stato, convocato a Parma il 22 maggio 1944 e presieduto
dal generale Griffini. La sera stessa, le sorelle di Campioni e
Toffanin, avvocato di Mascherpa, si rivolsero a Mussolini, presso il
Lago di Garda, per presentare la domanda di grazia. La domanda non fu
accolta e la sentenza fu eseguita alle ore 5,15 del 24 maggio. Le
sorelle di Campioni non poterono essere presenti perché ancora in
viaggio. I due condannati chiesero di restare in piedi e di non essere
bendati. Conservarono un contegno calmo e dignitoso. Davanti al plotone
d’esecuzione Campioni dichiarò: «Auguriamoci che questa nostra Italia
ritorni unita e bella come prima. Viva l’Italia!”.
Il 9 novembre 1947 gli fu assegnata la Medaglia d’oro al Valor Militare alla memoria con la seguente motivazione: «Governatore e comandante delle Forze Armate delle isole italiane dell’Egeo si trovava, nel cruciale periodo dell’armistizio, a capo di uno degli scacchieri più difficili, lontani e vulnerabili. Caduto in mano al nemico in seguito ad occupazione della sede del suo comando, rifiutava reiteratamente di collaborare con esso o comunque di aderire ad un Governo illegale. Processato e condannato da un tribunale straordinario per avere eseguito gli ordini ricevuti dalle Autorità legittime e per avere tenuto fede al suo giuramento di soldato, manteneva contegno fiero e fermo, rifiutando di firmare la domanda di grazia e di dare adesione anche formale alla repubblica sociale italiana, fino al supremo sacrificio della vita. Cadeva comandando lui stesso il plotone di esecuzione, dopo avere dichiarato che « bisogna saper offrire in qualunque momento la vita al proprio Paese, perché nulla vi è di più alto e più sacro della Patria ». — Egeo -Italia settentrionale, 1941 – 1944».