
Nato a Viareggio nel 1915, ispettore alle Dogane di Genova, nel 1940 era stato mobilitato e inviato prima in Albania e poi in Grecia. Al momento dell’armistizio era tenente del 17° Reggimento Fanteria della Divisione “Acqui” a Cefalonia e fu tra i primi ad opporsi ai tedeschi con il fuoco del suo plotone mortai, combattendo fino alla morte, avvenuta il 22 settembre 1943, con la sue seguente modalità:
“ (…)Nel pomeriggio del 21 settembre una delle tre colonne tedesche proseguì per Trojanata, dove ebbe lo scontro con gli ultimi resti del II° battaglione del 17° reggimento. Il valoroso maggiore Altavilla, dopo aver tenuto un ultimo drammatico rapporto agli ufficiali del suo battaglione, li aveva invitati a seguirlo nell’ultimo tentativo di sbarrare il passo al nemico. Si erano così stretti al suo fianco i capitani Cerrito e Verrini, i tenenti Cavazzini, Antonio Cei, Zamparo, Baldasseroni; il sottotenente Lazzaro, il tenente medico Ambrosini e un pugno di soldati.
Ben presto sopraffatti e catturati, l’Altavilla e i suoi venivano rinchiusi nel cortile della scuola civica di Trojanata, dove già si erano convogliati altri soldati e ufficiali caduti prigionieri nella notte.
All’alba venivano tutti ammassati in uno spiazzo delimitato da ulivi, dove si trovava già un altro notevole gruppo di uomini che erano stati catturati nella stessa giornata tra Razata e passo Kolumi.
I tedeschi, dopo aver depredato i prigionieri – circa 600- di ogni valore, togliendo ad alcuni di essi persino gli scarponi, collocate in postazione due mitragliatrici di fronte allo spazio, si disponevano lungo i fianchi con le pistole mitragliatrici in posizione di caccia. Nessuno poteva immaginare quel che stesse accadendo.
Ad un tratto un ufficiale tedesco si avvicinava ad un prigioniero, lo prendeva per le spalle e gli faceva un dietro front, ordinando a tutti gli altri di fare lo stesso movimento. Nello stesso momento due tedeschi si buttavano a terra impugnando le mitragliatrici”*.
Dell’intero gruppo, soltanto tre militari, gravemente feriti, riuscirono a sopravvivere.
Alla memoria
del tenente Antonio Cei è stata concessa la Medaglia d’Oro al Valor
Militare:
”Grande
assertore della lotta contro i tedeschi, fu tra i primi ad aprire le
ostilità con il fuoco del suo plotone mortai. Durante duri combattimenti
trascinava i suoi soldati ad una titanica lotta destando l’incontenibile
ammirazione dei superiori e dei gregari per la sua fredda audacia che
gli consentì, sotto il furioso spezzonamento e mitragliamento degli
stukas, di caricare da solo, in un sol tempo, i suoi due mortai.
Divenuto l’anima della lotta e della resistenza, comandante dell’unico
reparto organico ancora in armi, trovò il coraggio di opporsi, con un
nucleo di eroi, alla potenza nemica che lo annientò. Cefalonia, 9-22
settembre 1943”.